Intervista a DAVIDE NOVELLI di Fulvio Spagnoli
Fulvio: Davide Novelli, sceneggiatore ed autore teatrale. Mi sarebbe piaciuto avere di fronte a me Davide: la le nostre distanze sono state abbattute soltanto da un doppino.
Davide: La malattia è iniziata sette anni fa, durante un corso e precisamente durante la lezione “storia del cinema”; è vero che mi è sempre piaciuto scrivere storie, fin dall’adolescenza: per esempio a 16 anni ho scritto il mio primo romanzo; poi, con la maturità dalla scrittura delle parole sono passato a narrare per immagini.
Questo metamorfosi di stile mi ha portato a studiare il cinema delle origini, quello senza parole per innamorarmi dell’espressionismo tedesco; …ed anche della potenza delle immagini di Metropolis.
La sua voce ha un tono pacato e mi trasmette una sensazione positiva
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Preferisco scrivere per il cinema: sono attratto dall’espressività che scaturisce dalla molteplicità delle inquadrature: in teatro, invece, sei obbligatorio ad una sorta di piano sequenza.
Nonostante tutto non so rimanere indifferente alle battute nel palco teatrale: qui, a differenza del cinema, la corposità dei dialoghi raggiunge il culmine della …nella “celluloide”, invece si lavora per la loro riduzione a sinteticità quotidiana: la scultorea incisività deve contribuire perché non risultino pesanti agli spettatori.
Ha sofferto la sua decisione ma…
Sto meditando di abbandonando il mestiere dello sceneggiatore: i miei interessi si muovono verso il mio lavoro su storie scritte da altri. Cercherò di essere più chiaro: prendo una parte verbale scritta da altri; utilizzo questa parte per raccontare un’altra storia tramite delle inquadrature, tramite un montaggio, tramite delle musiche: in questo modo mi concentro sulla scrittura per immagini, ottenendo così un’altra storia, questa volta mia. Le mie sceneggiature scritte per altri sono prive di indicazioni registiche: ma attraverso la sintassi e le parole messe in una determinata maniera, chiunque leggendo la mia sceneggiatura si cala immediatamente nell’immagine per come l’ho concepita, ossia, gli faccio presagire ciò che ho sognato.
Chi fa per sé …
Il mio principale problema di sceneggiatore è: “scrivere per me o per scrivere per gli altri. Mentre lo scrittore scrive per un pubblico, lo sceneggiatore è una “struttura” che serve unicamente ad un’atra struttura. È per questo che sono sempre meno interessato a questo mestiere: vorrei girare “io” i miei scritti, per come li ho concepiti: o meglio ancora lavorare su qualcosa scritta da altri, su un’idea di altre persone poi ritrasformata da me in immagini e fatta diventare …è per questo che ho maturato l’idea di non interessarmi poi molto a scrivere per altri.
Ora il suo tono non cerca neppure di celare il suo rammarico
In Italia non esiste lo sceneggiatore, se non di soap opera o televisive. Scrivere ogni giorno dieci scene per una soap-opera lo vedo molto pesante; anche se è l’unico lavoro che si può fare.
Poi ci sono dei registi di cinema che chiamano degli sceneggiatori: ma qui conta l’amicizia oltre alla professionalità … fondamentalmente, nei lungometraggi: un regista ha in mente un soggetto, anzi spesso ha già un trattamento; chiama il suo sceneggiatore dicendogli i propri desiderata. Ma può anche accadere che lo sceneggiatore scrive diciamo dei dialoghi, ed il regista giri tutta un’altra cosa …alla Rosellini, per intenderci.
Non bisogna neppure sottovalutare il discorso dei finanziamenti dello stato: da questo punto di vista le sceneggiature devono contenere “determinati” messaggi; e se uno non li inserisce …i finanziamenti non arrivano ed il film non si gira.
Un attimo di pausa e…
Il regista fondamentalmente è la figura più inesistente che esiste. Nel senso che io…
È una affermazione da sceneggiatore?
Io ne ho conosciuti diversi: c’è il videomaker, quello che fa tutto lui; poi c’è quello che non ha mai toccato una telecamera nella sua vita perché ne ha completamente terrore.
Non solo, nell’ambiente, sentivo dire che il regista ha molto “fame” in mezzora la gente a differenza dello sceneggiatore che è una personalità più introversa…
Negli anni ‘50 i registi cominciavano a lavorare nel cinema come sceneggiatore: vedi Pasolini per Fellini…
Sicuro di se prosegue come un treno…
Sono un videomaker …ma non nascondo che mi piacerebbe la pellicola; da noi è un discorso di costi: in America no: i costi di produzione sono così alti che in realtà girarli in pellicola od in digitale non influisce poi molto… Rodriguez può scrivere, girare e montare da solo proprio perchè, quasi tutti i suoi film, da El Mariachi a Sin City, sono stati girati in digitale! Ma questa opportunità, con la tecnologia digitale, è diventato si è estesa, almeno potenzialmente, ad una moltitudine…ed è indiscutibile che il prodotto che scaturisce da un’unica mano evidenzi una maggiore unità dell’opera. Oggi con una videocamera lavori coinvolgendo un numero molto più limitato di persone: questo non poteva accadere con la pellicola …si è più autonomi di una volta. Nel senso che, prima, per esempio iniziavi come sceneggiatore; soltanto dopo potevi diventare regista!
Oggi giri quanto vuoi …anche se in tale modo si rischia di non essere in grado di gestire poi tutto il girato. |